Se sono qui a raccontare della gita per la Ultramarathon Terre di Siena vuol dire che siamo vivi e stiamo (circa) tutti bene. E non era scontato. Nei giorni precedenti è stato tutto uno smanettamento sui siti meteo, cercando poi conforto su quelli porno allorquando è sembrato che non l’avremmo fatta franca alla neve e a Burian.
Comunque questa mia prima sortita con la Gnarro mi ha insegnato una cosa. Questo club cura molto l’alimentazione dei suoi atleti: scelta dei cibi, abbinamenti, menù finalizzati pre-gara. Sabato sera, dopo un’entrata trionfale con formaggi toscani e finocchiona, abbiamo sedato i sacri istinti con risotto alla zucca e pici cacio e pepe. Di vino non parlo neppure. A pranzo, dopo i chilometri e il freddo, qualcuno ha iniziato con una timida, quasi intima ribollita per poi debordare sotto i colpi di fiorentine dallo spessore inquietante e concludere con cantucci come se piovesse, tocciati nel caffè, nel vin santo e ovunque fosse possibile. Ci fosse stato nei paraggi dell’Idraulico liquido non sarebbe stato risparmiato.
Ciò detto, come ha scritto capitan Gelso, non ci siamo fatti mancare nulla fin dalla partenza. Al ritiro dei due bus, il presidente ha cercato di pagare con una carta di credito che in realtà era una tessera Pokemon, mentre chi scrive ha dovuto faticosamente familiarizzare con il cambio automatico pigiando spesso su un’ inesistente frizione, inchiodando invece brutalmente e costringendo gli altri viaggatori a simpatici rinculi.
Però siamo partiti e arrivati nella splendida città del Palio, chi per la 18, chi per la 32 e qualche matto che ne ha fatti anche 50. All’alba di domenica freddo sì ma nemmeno da tregenda e senza neve. Il gruppo dei 18k si è diretto verso la partenza di Monteriggioni. Conciliaboli a non finire sul look, mentre la piccola chiesetta veniva presa d’assalto e trasformata in spogliatoio e sala massaggi, per non dire altro…Probabile che Francesco la sconsacrerà nelle prossime ore.
Il percorso era nello standard senese. Strade bianche e dolci colline, magari non sempre dolcissime come il muro dopo il ristoro dell’ottavo chilometro. Ed è stato allora che la neve ha cominciato a cadere, prima debolmente, poi sempre più fitta. Presto siamo stati ricoperti di acqua che gelava addosso con la temperatura che intanto era scesa. Ai meno 5 è iniziato l’avvicinamento alla città, praticamente sempre salita, ma solo quando siamo transitati sotto Porta Camollia – una roba da mozzafiato per bellezza -abbiamo avuto la certezza che eravamo alla fine. Ultime centinaia di metri nelle strade anguste e cattive di Siena, fra i turisti in modalità shopping e l’arrivo in piazza del Campo, bellissima sotto la nevicata.
Dopo il traguardo ho proseguito la corsa lungo tutto l’anello, cercando di rivivere la suggestione di cavalli e fantini del Palio e iscrivendomi idealmente alla contrada dell’Oca, omaggio ai tendini della ‘zampa d’oca’ che mi fanno un po’ penare, mica altro eh..
La classifica parla di un primo posto di categoria ex aequo per le due madonnine Gnarro, Irene e Giulia, e podio per Filippo e Claudio. Tutti bravissimi comunque per aver concluso una gara durissima. Rientro a Bologna con la batteria del bus di Gelso stremata e il salvataggio in pieno stile ‘arrivano i nostri’ della polizia municipale di Siena.
Della trasferta senese restano un paio di punti dolenti. Alla fine non mi è stato possibile gustare le frittelline calde servite in piazza: sono mancanze che poi ti mandano in analisi. Inoltre qualche tazzina di caffè dalla foggia e design accattivante ci ha seguito fino a Bologna…Finora c’era un solo maestro in questo genere di arte, ora direi che c’è tutto un clan..
Presidente, però, che si fa con l’ombrello di Giulia..ne compriamo uno nuovo???