STEFFETTE 2018: IL BUONO, IL BELLO E ANCHE QUALCHE BRUTTO… SERE D’ESTATE FRA SUDORE E NUOVI AMICI

Il #bello e il #nuovo del Campionato staffette 2018…Bella e pure commovente Lorenza Venturini, sf 60 della Victoria Sant’Agata, che ha partecipato a 4 staffette con la Gnarro e ad un paio con i colori Pontelungo. È arrivata quasi sempre ultima e al traguardo si scusava con le compagne: ‘Però ho dato il massimo’, diceva. Ma Lorenza vince sempre perché non ha avuto problemi a misurarsi con le più giovani e le più forti. ‘Sono contenta di aver avuto occasione di gareggiare, la mia società non si era iscritta. Bellissima occasione di socializzazione’. Chapeau, Lorenza, tu ci insegni che le staffette sono proprio per tutti.

Non sarà nuovissimo, ma è ferro puro Alberto Gabrielli, classe 1938. Lui le staffette le ha corse con piglio fiero e agonismo d’antan, grande professionalità, 80 primavere e non sentirle. Poi lo ritrovavi bello come una rosa alla tenda alle prese con il salame. ‘Mangia qualche fetta, è buono, ti fa bene’, mi ha detto.

Bella e nuova la britannica Bethany Jane Thompson, in prestito dal Circolo Minerva alla Pontelungo, ennesima gemma dello scouting del presidente Nervo (sempre fanciulle, Giuliano, eh?). Ha dato un sapore internazionale alle staffette, che per ora di internazionale avevamo solo la barba di Gianluca Stara e il pelo nero di Maurizio Palmeri…pochino, direi…

Non è bello e neppure nuovo Jader Consolini…ma lui fa le foto più belle del west, ci fa sentire ganzi e veloci, le gare vivono e sopravvivono grazie alle sue immagini. Senza di lui le nostre sgroppate finirebbero al traguardo, invece restano e si commentano per giorni. Però, Jader, il prossimo anno ti corri un chilometro di staffetta e noi lì a farti le foto…

Insomma fra vinti e vincitori, anche quest’anno le staffette hanno divertito con la novità delle squadre miste, pur se qualche volta si è trattato di accoppiamenti ‘contro natura’, oserei dire al limite del perverso. Ricordiamo le tappe: le new entry Zola e Pontelungo, le classiche come Anzola, corsa sotto la pioggia; Pioppeto Mattei, dove il segno lo hanno lasciato birra e salsicce; Lovoleto che ha ricordato l’amico Ramon Savedra; per finire con Castenaso, Ca de Fabbri (Nicola, continua con la camminata pre-staffetta, molto suggestiva nella Death Valley..) e la finale alla Ca’ Bura.

L’appuntamento è al prossimo anno, qualcosa di nuovo si farà, le menti pensanti sono già al lavoro, magari arriva anche qualche rinforzo nell’organizzazione. Però il format piace, inutile pensare di modificare per forza e a prescindere. A chi scrive garbava molto la formula di Molinella con la staffetta di mezz’ora. Era roba uscita dalla testa di Ario Lazzari come Minerva da quella di Giove. Ario, ora paragonarti al dio dell’Olimpo mi sembra tanta roba…però dicci, nel 2019 si torna  a correre ai confini dell’impero?

Si può essere soddisfatti dei partecipanti: 51 squadre in media ad ogni tappa contro le 59 dello scorso anno dove, è bene ricordarlo, si era fatto il botto. Gran numeri comunque se si pensa che mancano all’appello squadre blasonate e pure i 400 e passa Capponi & galline: Alessio, tanta truppa e poi ti fai desiderare alle staffette???

Ci vediamo il prossimo anno, le parole più belle e semplici sono state quelle di Maria Laura Basile della Pontelungo: ‘Tanto sudore e fatica, ma serate bellissime e nuovi amici’. Questo è il podismo che piace a tutti.

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